
Buon pomeriggio mio caro lettore,
avevo intenzione di postare un bell’articolo racconto della giornata passata alla diga del Vajont, ma non so perché mi è sembrato inopportuno, quindi ho deciso di fare una cosa completamente diversa.
Sono uscita a passeggiare e guardando le mie storie su Instagram di quella giornata, ho acceso il registratore e lasciato che le parole uscissero da sole.
Ovviamente più avanti, l’articolo racconto ci sarà, perché molto materiale, sia cartaceo che su supporto digitale ho raccolto,ma ad ogni cosa c’è il suo tempo.
Buona lettura.
Il mio contributo.

La diga del Vajont è stata una delle tappe più toccanti fatto quando eravamo in Friuli Venezia Giulia.
Era il 9 ottobre 1963 quando a causa di uno smottamento dal monte Toc si staccò un masso, che piombò ad una velocità impressionante all’interno del bacino idrico.
Un forte boato si avvertì, la terra tremo e nel giro di poco, dalla diga si alzò un onda talmente alta e potente che distrusse completamente il paese di Longarone e tutte quelle frazioni prima e dopo la diga.
Nonostante la struttura resse alla violenza dell’acqua non si può dire lo stesso di tutto quello che tocco l’onda anomale.
2000 vittime circa, sorprese nelle loro case, senza preavviso, senza la possibilità di scappare, perché purtroppo avvenne tutto nel gioro di poco tempo.

Longarone, città veneta fu quella che subì i maggiori danni, con lei anche tanti paesini che attualmente rischiano di scomparire.
Noi abbiamo visitato la diga costeggiando la strada, resa a senso unico alterna per via della particolarità di essere molto stretta, abbiamo visto attraverso i diversi “balconi” come nonostante il disastro la natura si è ripresa quello che doveva.
Di quella giornata ricorderò sempre il senso si ansia, paura e rabbia , perché si sapeva che non era sicuro costruire lì ma lo ha no fatto lo stesso.
Ma non solo,poi vi racconterò meglio in un artico a parte ,il racconto di una signora conosciuta ad Erto paese maggiormente colpiti dalla disgrazia quasi completamente abbandonato, che ha ripercorso quel periodo e quella serata tragica, lei si è salvata miracolosamente,trovandosi in un punto dove l’acqua non è arrivata.
Noi siamo stati alla diga il 18 agosto, nonostante 100 km per raggiungerla arrivando così al confine con il Veneto,
abbiamo potuto ammirare un paesaggio meraviglioso,con laghi e foreste incontaminate.
Preparare un articolo con il racconto di quella giornata non è stato facile, avrei voluto pubblicarlo oggi, però ho preferito evitare lasciandovi un piccolo spezzone di come mi sono sentita e di come la visita sul quel luogo mi ha cambiato profondamente.
9.10.1963 – 09.10.2021
Clarissa

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